La relazione in famiglia.
Difficoltà e risorse fra genitori e figli
Relatore: Francesco Milanese (mediatore famigliare)
Se
non si parte, non si può tornare
La
vita di ognuno di noi è una storia, un cammino che ci porta dalla
passiva accettazione del rapporto con i genitori, e con la madre in
primis, che soddisfano i bisogni del bambino durante l’infanzia,
alla maturazione dell’identità personale, che si realizza
attraverso perdite e acquisizioni . Infatti non si può crescere se
non si abbandona alle proprie spalle quello che è diventato
superfluo.
Questa,
in estrema sintesi, il tema della relazione tenuta giovedì 19 marzo
2015 nell’auditorium della Scuola Secondaria di primo grado di
Mortegliano dal dott. Francesco Milanese, con la quale si è
accattivato le simpatie di tutto il numeroso pubblico presente. Il
tema, la relazione in famiglia, trattato con vivacità da un
competente mediatore familiare, ha attirato e riempito la sala e
nessuno dei presenti è uscito a mani vuote. L’incontro è stato
promosso dall’associazione “Una goccia” con il patrocinio del
Comune di Mortegliano, del collegio IPASVI di Udine, del Gri.S. FVG,
con la collaborazione dell’Auser di Mortegliano e di Apecult e la
sponsorizzazione della BCC di Basiliano.
Ecco
alcuni spunti raccolti durante la serata.
L’educazione
è prima di tutto una relazione che si costruisce, un cammino che
viene percorso insieme da tutti i membri della famiglia. Per questo
il suo carattere principale è quello della gradualità, della
capacità di trovare strategie che consentano ai genitori di
comprendere le esperienze dei figli, con la consapevolezza che il
fatto di essere stati figli a propria volta condiziona le scelte
parentali. La relazione tra genitori e figli è generativa, porta
alla realizzazione dell’identità del figlio.
L’identità
si sviluppa dalla relazione. Non ci sono né identità né storia, se
non c’è relazione. In questo senso la relazione è generativa:
produce qualcosa in più, perché la famiglia non si esaurisce nella
somma dei suoi membri, ma vive attraverso la qualità del rapporto e
del dialogo che si sviluppano in essa.
La
prima relazione di ognuno è quella con i genitori. Nei primi mesi di
vita si stabilisce una relazione specialissima tra la madre e il
figlio, una diade, nella quale i bisogni del neonato sono percepiti
immediatamente dalla madre, ma la crescita comincia nel momento in
cui la diade si spezza e l’identità del bambino assume una propria
autonomia.
Il
bambino raggiunge l’autonomia se il genitore è consapevole che
per educare non è indispensabile essere autoritari, ma è importante
dare regole che permettano al figlio di valutarne la fondatezza ed
eventualmente anche di trasgredirle. Se infrangere una regola implica
una sanzione, sarà una libera scelta del figlio accettare le
conseguenze delle proprie azioni. La trasgressione non ha
necessariamente soltanto effetti negativi, porta comunque
all’affermazione di una propria identità distinta.
La
regola non deve mai essere solamente un divieto, ma opportunità di
relazione e di riflessione. L’azione del genitore diventa
controproducente quando anticipa i bisogni dei figli, dando loro
soluzioni prima ancora che essi le chiedano. In questo modo
impedisce di sviluppare la consapevolezza di sé e dei propri bisogni
e desideri e, di conseguenza, frena la crescita.
Il
bambino non cresce se il genitore accetta passivamente ogni suo
desiderio e non stabilisce regole motivate. In questo caso non si
stabilisce un dialogo costruttivo: sapere di avere la possibilità di
trasgredire una regola e, pertanto, di compiere una scelta, dà
l’occasione di sperimentare e di progredire nel proprio cammino. Al
contrario, trovare la strada spianata da ogni ostacolo fa sì che il
bambino rimanga sempre in una condizione di passività e, di
conseguenza, non compia alcun progresso nello sviluppo
dell’autonomia. Questa carenza sta alla base della difficoltà dei
figli ormai adulti di separarsi dai genitori e del fallimento di
tante relazioni di coppia.
I
sentimenti, le emozioni e le regole giocano un ruolo importante nelle
relazioni familiari. I sentimenti, a differenza delle emozioni, hanno
un ruolo duraturo e, come tale, devono essere sottoposti a
“manutenzione”: tra marito e moglie è fondamentale non lasciar
affievolire il sentimento che li ha uniti, ma trovare il modo di
alimentarlo. La relazione si alimenta attraverso il dare, il ricevere
e il ricambiare. Allo stesso modo è importante che i figli si
accorgano che i genitori hanno instaurato un dialogo positivo tra
loro, anche nel momento in cui litigano. Se i genitori riescono a
mostrare ai figli come, dopo un litigio, si fa la pace, i figli ne
trarranno un insegnamento.
Il
dott. Milanese ha concluso con un aforisma: la mia libertà inizia
dove inizia la tua. Il compito del genitore è quello di dare al
figlio/a gli strumenti per diventare coscientemente uomo/donna e di
sviluppare la capacità di essere libero/a ed autonomo/a.
Maggiormente libero sarà anche il genitore, nel momento in cui
conoscerà di aver dato al figlio gli strumenti per diventare
veramente uomo/donna. Il padre e la madre non sostengono il figlio/a
se lo rendono dipendente in ogni situazione della vita, ma se gli
danno la possibilità di partire alla scoperta di ciò che vuole
realizzare per sé e per la propria esistenza, e, di conseguenza,
egli/lei tornerà quando sarà uomo/donna consapevole e responsabile.
Essere
donne realizzate non è sempre facile e scontato nella società in
cui viviamo. Molto spesso le donne si trovano sole a dover affrontare
momenti difficili. Per cercare di dare risposte a queste situazioni,
il prossimo appuntamento concernente “ le relazioni come risorsa”
si terrà il 16 aprile 2015 con l’intervento della mediatrice
culturale Diallo Kane Awa e avrà per tema “Le relazioni come
strumento di sostegno tra donne. Difficoltà esistenti ed esperienze
positive a confronto”.